28 Marzo 2024 22:55

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Andrea Zanolari: Plozza Vini + Valtellina + turismo = la mia F1

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Andrea ZanolariIntervista “estera” per Valtellina Turismo Mobile, in realtà poche centinaia di metri oltre il confine svizzero, a Brusio per la precisione, dove abbiamo avuto il piacere di andare a trovare Andrea Zanolari, titolare della Plozza Vini.
La cantina, fondata nel 1919, una quarantina di dipendenti tra la sede elvetica e quella ai piedi dei vigneti di Tirano, produce oltre 400.000 bottiglie all’anno tra Valtellina Igt, Doc e Docg.
Plozza che dal 2010 è promotional partner della Sauber, team svizzero di F1 con sede vicino a Zurigo, importante investimento per la promozione dei suoi prodotti sul mercato internazionale
Andrea, 41 anni, vive a Poschiavo con la moglie Francesca e i figli Simone (11 anni) e Sabrina (9 anni), il suo hobby sono i motori, ma il poco tempo libero lo dedica tutto alla sua famiglia.
Lavora da venti anni in azienda e da dieci anni ricopre il ruolo di amministratore delegato del Gruppo Plozza, che comprende, oltre ad altre tre società di produzione e distribuzione di vini in Svizzera, la Plozza Ome, a 12 km da Iseo in provincia di Brescia, dove produce Franciacorta Docg. Plozza che gestisce direttamente venti ettari di vigneti di proprietà in provincia di Sondrio, oltre ad acquistare l’uva dai conferenti storici, come anche nelle altre zone di produzione trattate dalle altre società, partendo dai 2 € al kg del Sassella per arrivare ai 7, 50 franchi al Kg delle Signorie a Malans nel Canton Grigioni.
Ci interessa molto la sua visione da “svizzero di confine” sul turismo valtellinese
Spesso sento lamentarsi, ma mi sembra che i pernottamenti siano comunque buoni, soprattutto quando penso a Livigno, dove sono molto bravi a vendere il loro prodotto.
Come cittadino elvetico ammiro un’importante caratteristica della Valtellina, la consapevolezza che avete avuto di non svendervi, la provincia di Sondrio infatti è una delle poche zone che conosco che ha deciso in tempi non sospetti di mantenere il più possibile la proprietà delle strutture ricettive. In particolare nel Piccolo Tibet su questa peculiarità hanno creato un punto di forza incredibile, non vendendo gli immobili, a differenza di S. Moritz, dove gli alberghi più importanti sono ormai in mano agli stranieri, i valtellinesi possono decidere ancora autonomamente il loro destino turistico.
Ci siamo tenuti le strutture ricettive, come le trova nel complesso?
Posso parlare degli ultimi anni, nei quali mi sono mosso di più in Valtellina e Valchiavenna perché fino a dieci anni fa vendevamo i nostri vini solo in Svizzera. Trovo sempre più spesso delle belle strutture, con un buon rapporto prezzo qualità. Secondo me tengono botta nel complesso in confronto anche al Trentino Alto Adige.
Il rapporto locale tra vino e turismo è in netto miglioramento, ma non crede che non sia ancora del tutto sfruttato?
Come dicevo il mercato valtellinese è in parte nuovo per la nostra azienda. Il discorso che mi chiede di sviluppare è molto difficile, ad oggi non c’è una soluzione univoca ai problemi che abbiamo. Sicuramente per questo particolare aspetto buona parte del turismo locale non è quello che serve a noi produttori. Si tratta di un problema di base, quello di non riuscire a portare in loco la tipologia di turisti che vanno in questa direzione, utenti più vicini al territorio e che apprezzano il territorio anche per i prodotti che vi nascono, al di là degli sport invernali.
Avete dei progetti in essere legati all’enogastronomia locale?
Proseguire nell’attività portata avanti negli ultimi anni, dove siamo arrivati a portare in “Italia” fino a duemila persone all’anno, turisti che dormono fino a quattro notti grazie al richiamo della visita in cantina, come punto di partenza della loro vacanza.
Inoltre mi fa piacere notare che con il passare del tempo è notevolmente migliorata la qualità degli ospiti, sempre più interessati e preparati, con forte percentuale tra di loro di sommelier, cuochi, ristoratori, operatori professionali, spesso esteri, che al ritorno alle loro sedi, se convinti della bontà della zona e dei prodotti assaggiati sono dei fantastici “ciceroni” e moltiplicatori di interesse per la Valtellina.

Il settore del vino, anche in provincia di Sondrio, grazie alla qualità del prodotto, è uno dei pochi in controtendenza rispetto alla crisi, ma non mancano problemi e difficoltà da superare, che a volte sono le stesse da diversi lustri. Perché secondo lei?
Non c’è dubbio che dovremmo riuscire a dimenticare il passato e guardare avanti tutti con maggiore unità, senza guardare ognuno al proprio orticello. Non ci dovrebbero più essere singoli comportamenti volti a ostacolare i concorrenti, che spesso finiscono con danneggiare solamente chi li commette. Alla fine è sempre il mercato che decide le sorti dei produttori.
Mi dispiace dirlo, ma capita ancora di sentire commenti, totalmente ingiustificati e assurdi, che si riferiscono al lavoro delle cantine di quaranta anni fa. Per me dovremmo concentrarci su questo, quel rimasuglio di immagine negativa che andrebbe eliminata del tutto perché anacronistica.
Ha un sogno in particolare che riguarda il vino di Valtellina?
La scomparsa dalla grande distribuzione delle etichette a basso costo, che non rappresentano il territorio.

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