29 Marzo 2024 15:33

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Il virologo in tv ogni giorno non toglie il Covid-19 di torno

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A febbraio li abbiamo ascoltati tutti con attenzione, a marzo abbiamo cominciato a farci delle domande sulle loro interviste, ad aprile non ne possiamo quasi più di vederli. Stiamo parlando dei virologi-infettivologi e simili che occupano ormai da mesi gli studi televisivi. E che ci hanno detto, finora, tutto e il contrario di tutto, ma senza risolvere il problema, confondendo nel frattempo cittadini inermi e governanti.
Anche perché ti aspetti che con 24mila morti e un paese quasi in ginocchio i medici stiano in corsia a lavorare, non ogni sera sul piccolo schermo o sui social ad aggiornare imbarazzanti pagine auto celebrative. E magari (qualcuno di loro) a togliersi quel sorrisetto che ogni tanto gli scappa in video, probabilmente mentre pensa al libro che probabilmente sta per pubblicare e ai guadagni che ne deriveranno.
E si potrebbe ancora tollerare se avessero dato un minimo contributo con le loro parole a chi, negli ospedali, ci lavora e, purtroppo, ci ha lasciato le penne. Che sono vittime, non eroi di sta minchia. Invece no, persino chi ha dato prova di avere più botulino in corpo che neuroni in testa viene di continuo chiamato a collegarsi in “prime time”. E va bene, se fossero ospiti da Enzo Biagi, Sergio Zavoli e Indro Montanelli, ma si prestano a fare da spalla a gente che tutto il mondo ci invidia per etica e professionalità, ma sopratutto per avere nei confronti dei potenti di turno l’atteggiamento del sergente Webster col maggiore Powers (Gunny, 1986).

Prima erano (quasi tutti) in camice bianco, adesso sono più casual, con la libreria di sfondo (perché loro studiano sia chiaro) che ci dimostrano come si fa lo smart working, dispensando le loro conoscenze tra un Lapo Elkann e una Adriana Volpe. Come se Ferenc Puskás si prestasse a parlare di fuoriclasse con Cassano e Balotelli. E tralasciamo il fatto che, dopo aver lavorato un giorno intero nella sanità in questo periodo, probabilmente l’unica cosa che hai voglia di fare è sbronzarti e dimenticare quello che hai visto.
Sarà che nei medici vedo una certa sacralità, come per i magistrati, ed è per quello che non mi piacciono quando scendono in politica, ma siamo davvero sicuri che i migliori scienziati sfornati dal paese siano quelli che vediamo in tv, nelle conferenze stampa o tra le file dei super esperti che stanno consultando i governanti? Speriamo non siano scappati da un pezzo, come qualcuno comincia a pensare.
La fuga dei cervelli non ci dice più niente? Siamo certi che le menti migliori (o “raffinatissime”, per citare un grande italiano) lavorino ancora in Italia? Non sarà, forse, che in troppi ruoli di importanza vitale abbiamo personaggi che cominciano ad avere più similitudini con Scilipoti che con Rita Levi Montalcini?
Intanto, mentre prosegue il conteggio dei morti innocenti tra le persone iniziano anche a lasciarci, silenziosamente, molte aziende. Spesso piccole, se non piccolissime, ma che hanno costruito questo paese, quello vero, non quello raccontato dai servi del sistema.

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