20 Aprile 2024 12:59

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Chiaccherata con Andrea Quadrio Curzio

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Andrea Quadrio Curzio Intervista con Andrea Quadrio Curzio

Lunedì 17 giugno abbiamo avuto il piacere di incontrare ai Bagni Nuovi di Bormio Andrea Quadrio Curzio in un breve momento di pausa nel forte impegno richiesto dai due hotel e centri termali annessi di proprietà della QC Terme srl (Bagni Nuovi e Bagni Vecchi), anche grazie all’arrivo del caldo che come sempre spinge i turisti in questo angolo di paradiso all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio.

I Bagni di Bormio, con 40.000 presenze alberghiere e 100.000 presenze annue negli stabilimenti termali, sono uno dei fiori all’occhiello del turismo della provincia di Sondrio e della Lombardia, e ad oggi contano 120 tra dipendenti e collaboratori per un giro d’affari annuo di 12 milioni di euro.
Il manager lecchese, ma di famiglia valtellinese, 43 anni, sposato, una figlia di 10 anni, laurea in giurisprudenza, corridore, amante della pesca “a mosca” nei laghi alpini, ci ha rilasciato un’intervista esclusiva, data la sua nota riservatezza, anche se forse è più esatto definirla una piacevole chiacchierata sui Bagni di Bormio e sul futuro turistico di Bormio e della Valtellina.

Il suo impegno professionale a Bormio quando è iniziato?

Ha iniziato la mia famiglia nel 1998, mentre gestisco in prima persona i Bagni ormai da 10 anni. All’inizio erano in funzione solo i Bagni Vecchi, mentre i Bagni Nuovi non erano aperti. Il primo impatto fu sicuramente positivo, da subito realizzai che la località era estremamente bella e affascinante, ma al contempo l’azienda era davvero molto complicata e la situazione delicata, sia dal punto di vista produttivo che da quello economico.

Il suo bilancio di questi 10 anni al timone dei Bagni?

Dopo l’inizio complicato ci sono stati anni entusiasmanti sotto tanti punti di vista, ma sempre molto impegnativi, ora sono tornati i momenti difficili, come per tutti gli imprenditori del turismo del resto, anche se per altri motivi, non certo legati alla situazione aziendale.
Quali sono a suo avviso le cause?
Sono aumentati enormemente i fronti delicati da monitorare rispetto all’inizio del mio incarico, è diventato tutto più complesso e instabile, sono avvenute delle incredibili modifiche nei costumi e nella velocità comunicativa. Certamente però ci sono anche molte più opportunità da cogliere.

Il suo rapporto con Bormio e la Valtellina?

Ottimo, dal punto di vista turistico la provincia potrebbe essere stupenda, perché il potenziale di tante località valtellinesi belle e autentiche è sicuramente molto alto. La ricchezza della Valtellina è stata costruita in passato sulle vie di comunicazione, come crocevia tra nord e sud Europa. L’apertura al resto del vecchio continente nei secoli scorsi l’ha arricchita culturalmente. Oggi però mancano vie di comunicazione moderne, al passo con i tempi e le esigenze turistiche, ma soprattutto antropologiche e culturali che sono sicuramente anche più importanti. Restringendo il ragionamento sul settore turistico gli operatori locali possono far nascere il desiderio, stimolare la curiosità, ma prima o poi l’esperienza la devi far vivere al turista e non possiamo teletrasportarli in loco.

Anche lei nutre delle aspettative positive grazie all’apertura della prima porzione della nuova strada statale 38?

La nuova statale è importante, anche se attribuisco lo stesso valore, se venisse adeguatamente rinnovata e sfruttata, all’infrastruttura ferroviaria locale, ma in realtà il mio sguardo è rivolto soprattutto verso i passi alpini, anche perché non ci sono alternative per il futuro della Valtellina se non quella di dirigersi verso la qualità al giusto prezzo. Penso prima di tutto alla strada del Passo dello Stelvio. A mio avviso dovrebbe diventare, come sembrava possibile sul lato altoatesino, a pagamento, ma a due condizioni: che sia aperta quanto più possibile nell’arco dell’anno e valorizzandola dal punto di vista museale come via di comunicazione grazie al suo grande fascino. Un pedaggio semplice e contenuto, sui 2 €, ma che sia comunque in grado di dare alla strada il giusto valore, del resto ce la invidiano in tutta Europa, per potere offrire in cambio servizi adeguati. Non da meno il Passo Umbrail che bisognerebbe cercare di tenere aperto 9 mesi all’anno sempre con la politica dei piccoli pedaggi, facendolo diventare un percorso museale di attrattiva.

Andrea Quadrio Curzio – Bagni di Bormio

Secondo lei c’è del potenziale turistico da sfruttare maggiormente?

Sicuramente l’enogastronomia, che dovrebbe essere uno dei pilastri turistici. Bisognerebbe cercare di legarla più di quanto fatto finora al territorio. In fondo credo che il ragionamento vada allargato, è necessario aprire le menti, capire che siamo tutti complementari, che ognuno di noi è un’opportunità per l’altro,  che siamo legati nella promozione del territorio. Mi rendo conto che non è facile, anche per la mancanza delle vie di comunicazione di cui parlavo prima. E’ noto che la loro mancanza provoca chiusura, in tutti i sensi, ma soprattutto mentale e culturale.

Come vede il suo futuro professionale e quello dell’azienda?

Come carattere in generale non privilegio i personalismi, soprattutto nel mondo del lavoro, penso che le aziende debbano sopravvivere agli individui. I Bagni di Bormio comunque oggi sono un’azienda sana, un’unica e bellissima proprietà. Per il futuro dei Bagni di Bormio sarà fondamentale aumentare la presenza sui mercati in espansione, cercando di offrire sempre prodotti e servizi adeguati, adattando ed aggiornandoli alle mutate esigenze di mercato.

Il suo rapporto con il web?

Sono animato da un’enorme curiosità intellettuale, mi appassiono a qualsiasi cosa, leggo di tutto da qualsiasi fonte, quindi non posso non essere che un grande fruitore della rete, però preferisco le esperienze reali alle virtuali e non amo conviverle in internet, infatti non sono iscritto a nessun social network.

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